Viaggi “contactless”: soluzioni senza contatto

Il Covid-19 obbliga a ripensare al mondo dei viaggi e a proporre soluzioni senza contatto che rassicurino i viaggiatori e allontanino il pericolo del contagio. Ma i viaggi “contactless” possono davvero essere la soluzione?

Più responsabili, sicuri e protetti. Queste sono le caratteristiche dei viaggi che contraddistingueranno la “next normal”, ossia il contesto post pandemia.

Il Covid-19 ha reso più evidenti i pericoli del contatto fisico, soprattutto dove si verificano grandi movimenti di persone, come nei viaggi. Questo accentua le preoccupazioni e rende i turisti più scettici nell’intraprendere una vacanza.

Per rispondere alle richieste dei viaggiatori e rassicurarli, gli operatori del settore sono quindi sempre più alla ricerca di soluzioni “contactless”, ossia che non prevedano un contatto fisico, che facciano comunque apprezzare i luoghi e sentire la vicinanza delle destinazioni. Un processo verso cui ci si stava già muovendo, ma che il Coronavirus ha accelerato.

L’obiettivo? Rispondere alle sfide della nuova normalità riadattandosi al mercato e ripensando alla propria offerta turistica, rafforzando la fiducia dei viaggiatori.

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Le nuove sfide

Le persone vogliono fruire in sicurezza i luoghi, senza però rinunciare al calore del viaggio, vivendo le esperienze con leggerezza. Le soluzioni “contactless” si inseriscono perfettamente in questa logica, coinvolgendo tutte quelle proposte che permettono la fruizione dei luoghi senza contatto diretto con le altre persone, senza dimenticare il focus del viaggio.

Una ricerca ha analizzato le aspettative dei viaggiatori nell’era post Covid-19 ed è infatti emerso che i servizi “contactless” sono in cima alla lista dei loro desideri. Ben il 76% degli intervistati afferma che sarebbe più propenso a spostarsi verso destinazioni che offrono il maggior numero possibile di esperienze senza contatto.

Dal check-in automatizzato agli aeroporti, all’uso delle tecnologie in mostre e musei, ai passaporti sanitari digitali, ai pagamenti tramite app. Soluzioni di viaggio intelligenti e sicure, che consentano di controllare il flusso delle persone, senza ressa né code e senza contatto fisico.

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Non solo tecnologia

Già da mesi, pur senza viaggiare, sono state introdotte nelle nostre vite soluzioni “contactless”. Alcuni esempi? I tour virtuali nei musei, i corsi di cucina da remoto, i concerti online e molto altro. Anche nella quotidianità il contatto umano è stato ridotto il più possibile. Si pensi ai ristoranti che non offrono più il menù cartaceo ma liste consultabili attraverso il proprio smartphone oppure agli ingressi contingentati e su prenotazione.

Non solo tecnologia, le soluzioni contactless possono essere pensate anche dal punto di vista fisico, come alleggerendo la capienza dei trasporti con posti vuoti tra i passeggeri o ipotizzando transfer senza contatto. “Contactless” è anche la preferenza degli alloggi da parte dei viaggiatori, che scelgono sempre più le case vacanza dove si cucina da soli, si fanno le pulizie secondo i propri standard di igiene, piuttosto che gli hotel.

I rischi più grossi del Covid-19 sono legati ai punti di contatto fisici che possono esserci tra i viaggiatori che transitano tra i vari Paesi, veicolando un maggiore pericolo di contagio. Le soluzioni “contactless” servono per alleggerire questa preoccupazione, ma non devono dimenticarsi dell’aspetto umano del viaggio.

La logica che sottintende il viaggio è necessario che sopravviva, ma che cambiano i modi di fruizione.

Le soluzioni “contactless” allontaneranno ancora di più le persone? Noi non pensiamo, anzi, crediamo che possano essere un valore aggiunto. È necessario, però, riuscire a sfruttarle a vantaggio dei viaggiatori, senza farsi sfruttare da esse. Fondamentale è offrire ai turisti soluzioni innovative che permettano loro di ricominciare a viaggiare e rimettere in moto il sistema, senza dimenticare che il viaggio è un’esperienza multisensoriale.

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